L'idea riguarderà i dipendenti delle aziende private che si trovano a tre anni dalla pensione. Assurdo, dice il ministro, pensare che a 60 anni si possa lavorare come quando di anni se ne hanno 30. E' bene quindi pensare a periodi della vita lavorativa in cui l'impegno sia meno pesante, più consono all'età avanzata. "Non possiamo certo pensare - dice Poletti - che si lavori intensamente fino all'ultimo giorno, e il giorno successivo uno si trovi ad andare al parco".
Ecco dunque la proposta per modificare le regole. L'azienda garantisce al lavoratore il 65% del compenso, mentre lo Stato paga i contributi figurativi in modo che l'assegno pensionistico a fine carriera sia pari al 100%, mentre l'azienda ci mette la sua quota. Una misura troppo cara per i privati, dice qualcuno. Ma il ministro replica che bisogna mettere a confronto "il costo di un lavoratore a fine carriera e quello del sostituto, giovane, senza i costi dell'anzianità e con competenze più aggiornate. E' una proposta interessante".
Poletti sottolinea poi che i risultati del Jobs Act sono stati positivi, spiegando che siamo passati dal segno mento per l'occupazione nel 2013, allo stop nel 2014, al segno positivo nel 2015. Soprattutto, aggiunge, sono cresciuti i contratti a tempo indeterminato, passati dal 18 al 27% del totale delle assunzioni. "Lavoriamo per questo - afferma il ministro -: perché il contratto a tempo indeterminato diventi l'approccio normale". E sulla maggiore facilità di licenziare, replica: "I licenziamenti per motivazioni economico prevedono una tutela economica che vale per tanti lavoratori che in precedenza ne sarebbero rimasti privi perché sarebbero rimasti precari".
FONTE: www.tgcom24.mediaset.it