Stando ai dati dei ricercatori della Wageningen University, nei Paesi Bassi, ciò potrebbe succedere nel giro di poco tempo. A rischio sono soprattutto i frutti della varietà Cavendish, presenti nella maggior parte dei supermercati italiani e del mondo occidentale, muovendo un mercato da 13 miliardi di fatturato l’anno. Questa stessa varietà negli anni Settanta aveva preso il posto delle Gros Micheal, già messe ko dal fungo, ma il problema è che allo stato attuale non esiste una pianta che possa sostituirla.
Come hanno spiegato gli esperti sulla rivista Quartz, a rendere così pericoloso il Fusarium oxysporum sono due fattori: per prima cosa questo fungo si è mostrato resistente a qualsiasi tipo di agente chimico; in più le varietà prodotte per il consumo alimentare derivano da ibridazioni che producono un frutto sterile, e devono quindi essere riprodotte per talea. Per questo presentano una scarsa variabilità genetica e risultano vulnerabili all’azione dei parassiti.
Ora, l’insorgere di un nuovo ceppo della malattia di Panama sta seminando panico tra gli scienziati, perché si sta diffondendo in numerose piantagioni del mondo ma nessuno sa come arginarla. La quarantena non è servita a nulla: il fungo colpisce le radici e si espande a tutta la pianta, contagiando velocemente quelle vicine.
L’allarme riguarda tutto il mondo. In Italia, i cui maggiori fornitori di banane sono Ecuador, Colombia e Costarica, ha importato nel solo 2014 più di 690 milioni di chili di questo frutto, segnando un aumento dei consumi rispetto all’anno precedente del 7%, secondo gli ultimi dati Istat. Se il flagello si abbattesse anche nelle aree finora immuni, oltre a portare alla scomparsa definitiva delle banane dalle nostre tavole, il danno interesserebbe 400 milioni di persone, tra lavoratori e popolazioni che organizzano la propria economica intorno al loro consumo.
FONTE: www.ilemessaggero.it